Jack Dorsey vuole rivoluzionare il mining di Bitcoin con un nuovo chip

Laura Di Maria
| 4 min read

Il CEO di The Block, ex Square, ha sempre ribadito l’importanza di favorire un approccio collaborativo per decentralizzare il più possibile il mining di Bitcoin. Ora la società di pagamenti fondata dal papà di Twitter è pronta a innovare il mondo del mining grazie a un sistema completo.

Block da tempo si occupa di fornire soluzioni all’avanguardia per la convalida dei blocchi di BTC, e ha appena annunciato un importante avanzamento tecnologico su questo fronte.

L’obiettivo è favorire al massimo la decentralizzazione di Bitcoin


La società di pagamenti di Jack Dorsey non si accontenta più di lavorare allo sviluppo di un nuovo chip dedicato al mining ma ha annunciato con un recente post sul blog, di aver avviato i lavori per realizzare un’intera rete di infrastrutture utili per il mining.

Block ha presentato i risultati ottenuti finora nella progettazione di un chip di mining per Bitcoin autonomo da tre nanometri (3 nm). Inoltre, ha rivelato la collaborazione con uno dei maggiori produttori di semiconduttori a livello mondiale per completare il progetto del chip.

Nel medio/lungo termine, l’ambizione è di espandere il campo d’azione fino a comprendere l’intera progettazione del sistema di mining. Nell’annuncio si legge:

“Abbiamo dedicato molto tempo parlando con tanti miner di Bitcoin per individuare le sfide che affrontano gli operatori di questo settore. Grazie al confronto e in linea con il nostro obiettivo di supportare la decentralizzazione del mining, prevediamo di offrire sia un chip di mining autonomo sia un sistema di mining completo di nostra progettazione.”

Block vuole decentralizzare l’accesso all’hardware


Da tempo la community di Bitcoin si interroga sulla capacità della rete di mantenere inalterata la propria stabilità e superare le vulnerabilità lato hardware.

I chip ASIC utilizzati negli impianti di mining provengono per lo più dalla Cina, paese che non ha mai celato la propria ostilità nei confronti del settore crypto.

Block vorrebbe operare per accorciare il divario tra gli operatori che, minando i blocchi, contribuiscono alla sicurezza della rete, e l’effettiva accessibilità delle risorse necessarie. Decentralizzare l’hardware significa, secondo Dorsey garantire una più equa distribuzione dell’hashrate, la misura del livello di concorrenza sul settore, e della difficoltà di mining.

Permetterebbe di affrontare anche problemi noti come l’eccesso di calore e rumore generati dall’attività degli impianti troppo grossi.

Per raggiungere questo obiettivo, Block vorrebbe superare la disponibilità limitata di risorse e i vincoli legati agli alti costi per la gestione delle piattaforme di mining. La conseguenza indiretta sarebbe anche un miglioramento dell’esperienza lato utente, con una maggiore affidabilità delle transazioni.

Sta di fatto che l’annuncio appena pubblicato non offre molti dettagli sulla reale modalità operativa che dovrebbe caratterizzare questo nuovo sistema di mining.

Si sa che in passato, già nel 2021, Dorsey suggeriva di utilizzare il silicio per ottenere un sistema di mining più ecologico ed efficiente. Più di recente è tornato su questo tema invitando a un utilizzo più diffuso tra gli impianti di mining per migliorarne il rendimento.

La sicurezza di Bitcoin oltre l’halving


Anche se l’annuncio è arrivato pochi giorni dopo il tanto atteso quarto halving di Bitcoin, la portata dell’innovazione proposta da Dorsey va oltre la fase di emissione dei nuovi token.

Oggi le ricompense per i miner si sono dimezzate, così come la velocità con cui nuovi token entrano sul mercato. Eppure, secondo Dorsey, un mining più accessibile e sostenibile ha un impatto che va ben oltre la mera generazione di nuovi Bitcoin.

“L’attività di mining deve essere più distribuita. Quanto più è decentralizzata, tanto più resiliente diventa la rete Bitcoin.”

Da tempo sostenitore della necessità di decentralizzare il mining di Bitcoin il più possibile grazie a un approccio open-source, Dorsey ritiene che un’ulteriore decentralizzazione della rete Bitcoin sarà fondamentale per regolare in modo sicuro le transazioni “ben dopo l’estrazione dell’ultimo bitcoin”.

Block sostiene Gridless


L’impegno a favore della decentralizzazione è perseguito da Block con vari mezzi. Ne è un esempio il fatto che la sua divisione di venture capital ha finanziato lo sviluppo della compagnia Gridless. Si tratta di una società che gestisce il mining di Bitcoin alimentato da fonti di energia rinnovabile in Kenya, Malawi e Zambia.

Gridless ha trovato un modo innovativo per alimentare i suoi impianti di produzione e portare elettricità alle comunità rurali. Situata vicino al Parco Nazionale di Hell’s Gate, ha sede presso il sito di un vulcano spento. Qui l’azienda utilizza un impianto mobile per sfruttare l’energia solare e quella geotermica.

Gridless gestisce sei impianti di mining in Kenya, Malawi e Zambia, tutti collegati a una rete di fonti di energia rinnovabile.

Il mining di Bitcoin è stato criticato a causa del suo alto consumo di energia, ma quando riesce a impiegare energia rinnovabile, spesso può alimentare un circolo virtuoso utilizzando quella ancora non sfruttata a pieno e reimmetterla nel sistema produttivo.

I miner di Bitcoin operano come acquirenti di energia in eccesso proveniente da fonti rinnovabili. In questo modo incentivano il suo ulteriore sviluppo e la ricaduta sociale.

Leggi anche: