BCE: “Bitcoin è inadeguato come forma di pagamento o investimento”

Aniello Raul Barone
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La recente approvazione degli ETF spot su Bitcoin (BTC) non ha scalfito le posizioni della Banca centrale europea (BCE), la quale ha ribadito la sua posizione in merito alla principale criptovaluta, che considera inadeguata come mezzo di pagamento o di investimento.

In un post pubblicato giovedì 22 febbraio sul blog della BCE, Ulrich Bindseil e Jürgen Schaaf hanno scritto che Bitcoin non è riuscito a mantenere la promessa di essere una valuta digitale decentralizzata globale e che continua a essere usato solo di rado per transazioni legittime.

Se l’approvazione degli ETF spot su Bitcoin da parte della Securities and Exchange Commission (SEC) statunitense, avvenuta a gennaio, è stata vista da alcuni come una convalida della criptovaluta e un segno del suo inarrestabile successo, lo stesso non è avvenuto per i due funzionari della BCE, che hanno affermato:

“Non siamo d’accordo con entrambe le affermazioni e ribadiamo che il valore equo di Bitcoin è ancora pari a zero”.

Bindseil e Schaaf hanno messo in guardia sui potenziali rischi associati a un nuovo ciclo di boom-bust di Bitcoin, tra cui i danni ambientali e la ridistribuzione della ricchezza a spese degli investitori meno esperti.

La BCE rimane critica nei confronti di Bitcoin


Lo scetticismo che la BCE nutre nei confronti di Bitcoin non è certo una novità.

In un post sul blog pubblicato nel novembre 2022, la BCE aveva sostenuto che Bitcoin non era riuscito a diventare una valuta digitale decentralizzata globale, né tantomeno un asset finanziario in possesso di un valore intrinseco.

Inoltre, la Banca centrale ha anche affermato che la principale criptovaluta continua ad affrontare sfide significative per affermarsi come mezzo di pagamento. Nel post di oggi si legge:

“Oggi le transazioni in Bitcoin sono ancora scomode, lente e costose. Al di fuori della darknet, la parte nascosta di Internet utilizzata per le attività criminali, BTC non viene quasi mai utilizzato per i pagamenti”.

La Banca centrale europea ha messo in dubbio l’idoneità di Bitcoin anche come strumento di investimento, sostenendo che la criptovaluta non genera flussi di cassa, dividendi o benefici sociali come fanno invece le altre attività di investimento tradizionali.

“Gli investitori privati con scarse conoscenze finanziarie sono motivati dalla paura di perdere il proprio denaro, ed è proprio questo che li porta a perdere di fatto il proprio denaro.”

La BCE ha inoltre affermato che l’impatto ambientale del mining di Bitcoin rimane una delle principali preoccupazioni.

Il meccanismo di Proof of Work utilizzato nel mining di BTC consuma notevoli quantità di energia, con conseguente inquinamento ambientale su scala paragonabile a quella di interi Paesi.

L’istituto di credito ha dichiarato che l’aumento dei prezzi di Bitcoin porta a un maggiore consumo di energia da parte dei miner, aggravando le conseguenze ambientali.

Gli ETF non aumentano la legittimità di Bitcoin


La BCE mette in dubbio anche l’uso degli ETF, spot e futures, come mezzo per aumentare la legittimità di Bitcoin.

Ha affermato che la concentrazione di attività negli ETF contraddice il principio di diversificazione tipicamente associato a tali veicoli di investimento. Nel post della BCE si legge:

“Un ETF con un solo asset capovolge la sua reale logica finanziaria (anche se ne esistono altri negli Stati Uniti). Di norma, gli ETF mirano a diversificare il rischio detenendo molti singoli titoli in un solo mercato”.

Inoltre, Bitcoin aveva già molteplici possibilità di speculazione e il problema non risiede nella mancanza di opportunità, ma piuttosto nella natura speculativa della criptovaluta stessa.

L’articolo sostiene inoltre che la storia di Bitcoin è stata segnata da molteplici truffe e dubbie quotazioni di prezzo, con una significativa percentuale di volumi di scambio dichiarati che, molto probabilmente, erano fasulli.

L’anonimato di Bitcoin, invece, lo ha reso interessante soprattutto per attività illecite come il riciclaggio di denaro e il pagamento di ransomware, contribuendo alla sua reputazione di “valuta del crimine”.

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